3-domenica-di-QUARESIMA-appunti-per-una-LECTIO

Non potendo vederci il Mercoledì per la Lectio sulle letture della Domenica, e sollecitato da qualcuno, vi invio alcuni appunti utili per meditare le letture della Terza Domenica di Quaresima.

 

PRIMA LETTURA  Es 17, 3 – 7

Il popolo uscito dall’Egitto, contesta Mosè e , quindi, anche Dio, che lo ha posto alla guida di Israele, poiché lungo il cammino dell’esodo manca acqua da bere.

Il popolo rimpiange la schiavitù in Egitto e tenta il Signore, cioè lo mette alla prova per avere un segno della sua presenza.

Da qui il significato dei due termini: Massa e Meriba. In ebraico “contestare” si dice rîb, da cui Meriba, e “tentare” nāsāh, da cui Massa.

L’acqua diventa, così, il simbolo della provvidenza di Dio: essa è suo dono.

Al popolo che mormora contro di lui, Dio risponde offrendo un segno prodigioso: per mezzo di Mosè, fa scaturire acqua dalla roccia.

Per la tradizione rabbinica quella roccia accompagnò il popolo nel deserto, di tappa in tappa, fino alla Terra promessa e fu poi conservata nel Tempio.

Paolo vedrà in quella “roccia spirituale” una figura di Cristo (1 Con. 10, 4).

Giovanni svilupperà l’immagine, identificando quei fiumi di acqua viva con il sangue e l’acqua che sgorgano dal Cristo, cioè dal suo fianco trafitto sulla croce, per dissetare tutti coloro che hanno sete di vita (Gv. 7, 37 – 38; 19,34).

 

 

SALMO RESPONSORIALE       dal salmo 94

Si utilizza il salmo 94 come invito alla preghiera.

Nella rima strofa l’orante si rivolge all’assemblea e cerca di radunare il popolo in modo da disporsi alla presenza del Signore. Il Signore è il pastore e la guida del popolo.

Nella seconda strofa il salmista ricorda che occorre riconoscere il Signore come nostro creatore e prostrarci davanti a lui in adorazione.

Nella terza strofa il salmista esorta i fedeli a non indurire il cuore davanti alla chiamata di Dio. Si ricorda l’episodio di Massa e Meriba dove il popolo tentò il Signore. Non indurire il cuore è fidarsi di Dio, della sua chiamata, senza metterlo alla prova come i padri nel deserto.

 

 

SECONDA LETTURA           Rm 5, 1 – 2. 5 – 8

I primi quattro capitoli della Lettera ai Romani sviluppa il tema della giustificazione. Paolo sostiene che la salvezza dipende dall’accoglienza del Vangelo e questo vale per tutti: giudei e pagani. Al capitolo cinque Paolo prosegue spiegando le ragioni della speranza cristiana offerta a quanti sono giustificati da Dio.

Prima conseguenza della giustificazione è la pacificazione con Dio: liberato dal peccato, per mezzo del sangue di Cristo, l’uomo torna in relazione con Dio, grazie al dono dello Spirito Santo.

Per mezzo della pasqua di Cristo, lo Spirito torna a “fluire” nel cuore dell’uomo. Paolo dice che questo amore << è stato riversato nei nostri cuori >>. Lo Spirito viene paragonato a quell’acqua viva che zampilla per la vita eterna di cui parla Giovanni.

Lo Spirito penetra nel cuore dell’uomo, centro unitario della persona, e lì ricompone la vita frantumata dal peccato e dona la pace. Paolo ricorda che questa nuova condizione dell’uomo è frutto dell’amore di Dio Padre che ha donato il suo Figlio nella morte. Per mezzo del sangue di Gesù tutti gli uomini sono stati giustificati. Questa è l’unica ragione di vanto concessa al cristiano: non il proprio agire, ma quello gratuito di Dio che lo fa accedere al regime della grazia.

 

VANGELO   Gv 4, 5 – 42

Provo a sintetizzare la bella analisi del biblista Orsatti Mauro fa di questo passo.

 

Introduzione (v. 5)

Sicar è una città dei samaritani. La scelta di Gesù di passare dalla Samaria è insolita e fuori dalle regole abituali, perché tra i giudei e i samaritani non correva buon sangue. La città, col tempo, si popola di giudei e coloni importati che adoravano le loro divinità, cosicché anche i giudei della zona ne furono contaminati. Questa situazione ibrida non piace al resto di Israele così la Samaria viene considerata terra contaminata, terra da evitare. Il termine “samaritano” arriva ad essere utilizzato come un insulto.

 

Lo spunto dell’acqua (vv. 7 – 15)

L’acqua diventa un pretesto che Gesù utilizza per iniziare un dialogo con la donna. Già fermarsi a parlare con una donna era sconveniente figuriamoci se pure samaritana. Gesù si presenta alla donna come donatore di acqua viva in opposizione ad un’acqua di cisterna. “acqua viva” o “acqua della vita” è una metafora usata spesso nella Bibbia per indicare vari beni, da quelli più umani come la salute, a quelli più propriamente spirituali.

La donna, superando i suoi timori iniziali, chiama Gesù “Signore” e gli prospetta la difficoltà di attingere acqua dal pozzo (un pozzo poteva essere profondo anche 30 metri). Per la donna l’unica fonte di acqua è quella del pozzo. Ella non comprende le parole enigmatiche di Gesù, ma chiede a Gesù “quest’acqua” per non avere più sete. Anche se i due parlano di “acque” diverse il dialogo si è innestato.

 

Il mondo interiore (vv. 16 – 19)

Gesù, attraverso il dialogo, si inoltra nella vita morale della donna. Una vita disordinata con una molteplicità di matrimoni, una vita, certamente, non approvata dai rigidi costumi dell’oriente. Gesù mette la donna davanti alla sua realtà e la donna, a questo punto, lo chiama “profeta”. Con tale titolo la donna annovera Gesù tra i grandi di Israele. Il dialogo procede.

 

La grande rivelazione (vv. 20 – 26)

Ora è la donna a prendere l’iniziativa del dialogo e domanda a Gesù se il vero luogo di culto è Gerusalemme, come sostengono i giudei, oppure il monte Garizim, come credono i samaritani. Gesù abolisce la disputa sul luogo. Non si tratta più del “qui” o “là”, ma del “come”. Gesù indica i due agenti del culto cristiano: lo Spirito, inteso come principio di vita interiore, e la Verità, cioè Cristo stesso che ci rivela il Padre. L’attesa è finita, è giunto il momento…  Per la samaritana è difficile comprendere, pienamente, il significato delle parole di Gesù, ma si affida alla speranza che un giorno il Messia chiarirà tutto. Qui la grande rivelazione tocca la vetta: Gesù rivela alla donna che lui è il Messia.

 

Intermezzo (vv. 27 – 30)

A questo punto si ha un intermezzo narrativo. Cambia la scena, intervengono i nuovi personaggi. Lo stupore dei discepoli nel vedere che il loro maestro parla con una donna samaritana. La donna samaritana trasforma la sua esperienza di fede in attiva testimonianza: abbandona la brocca al pozzo e corre in paese ad annunciare a tutti di aver incontrato colui che può dissetarla. Per sempre.

 

Dialogo tra Gesù e i discepoli (vv. 31 – 38)

Anche i discepoli fraintendono Gesù, perché lui parla di un cibo spirituale, mentre loro intendono un cibo materiale. Il cibo di Gesù è la sua missione. La sua presenza in Samaria pone le premesse per una fruttuosa stagione di conversioni. i discepoli raccoglieranno i frutti di questa semina in terra straniera, che si rivela, però, accogliente ed ospitale.

 

Conclusione: da Gesù ai fratelli (vv. 39 – 42)

Gli abitanti del villaggio incontrano personalmente Gesù. Ora la donna può ritirarsi. Questo è l’atteggiamento del vero missionario: dopo aver assolto al mandato ci si ritira. Gesù sceglie la donna per mostrare che tutti possono riabilitarsi. Con Cristo si eliminano le barriere di sesso, di appartenenza etnica e religiosa.

 

 

 

COMMENTO GENERALE

Non una predica ma una riflessione su questa terza Domenica di Quaresima. Gli spunti che la liturgia ci offre sono davvero molti e si rischia di perdersi e non trovare il filo conduttore.

Direi che potremmo concentraci sulla vicenda di questa donna samaritana. La donna si reca al pozzo per prendere acqua e l’incontro con Gesù le cambia la vita. Per questa donna attingere acqua e prendere mariti erano, entrambi, ormai, abitudini. Duro a dirsi ma quante persone, nella propria vita, passano da una relazione ad un’altra non trovando mai “pace”?

Potremmo dire che il bisogno di bere è tanto forte quanto quello di amare. Questi due bisogni, oggi, si incontrano. Ma Cristo ci permette di elevare il bisogno a desiderio.

Il bisogno esige di essere soddisfatto, mentre il desiderio è capace di rimandare, di saper aspettare il momento giusto.

Ebbene, ricordiamolo, la fede cresce e si rafforza nel desiderio. Allora in questo tempo quaresimale sarebbe quanto mai opportuno riscoprire il desiderio di Dio, il desiderio del prossimo.

In questi giorni, relegati in casa per necessità e controvoglia, alle prese con le nostre paure e preoccupazioni possiamo riscoprire il desiderio di relazioni più autentiche, genuine, mai scontate.

Possiamo riscoprire la gioia di essere amati dal Signore, SI!!!!!!, proprio in questi giorni in cui, magari molti, pensano che il Signore ci abbia abbandonato o magari ha preso la decisione di darci una lezione. NON Dio, NON nostro Padre, NON il Dio della misericordia.

La donna samaritana non è stata giudicata da Cristo, non è stata punita. Cristo educa con l’amore, perché solo l’amore può trasformare la nostra vita.

Davanti alle crisi, davanti alle grandi difficoltà possiamo fare due cose: rassegnarci e soccombere alla disperazione, alla rabbia, al dolore… oppure rialzarci…. allora stendiamo la mano… facciamoci  aiutare dal Signore e ricominciamo a vivere.. ad amare..

 

Un “abbraccio”
Padre Paolo

12 marzo 2020, vincenzo-lioi