Epifania del Signore (anno A) – 6 gennaio 2023

Tutte le genti sono chiamate alla vita nuova in Cristo

 

Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Matteo 2,1-3

 

Nella giornata del 6 gennaio, Epifania del Signore, Natale per i nostri fratelli ortodossi, la Chiesa annuncia il giorno della Pasqua, culmine e cuore della nostra fede: unico è il Mistero dell’Incarnazione e della Passione, Morte e Resurrezione del nostro Salvatore, che si è fatto piccolo, umile e obbediente fino alla Croce, per la salvezza di ogni uomo. «Tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (II lettura, Efesini): al principio della vita terrena di Gesù l’arrivo dei Magi, venuti da lontano «per adorare il Re dei Giudei che è nato», è figura della chiamata di tutte le nazioni alla vita nuova in Cristo. Egli è la «luce vera venuta nel mondo» (Giovanni 1,9); come luce si manifesta dal principio al compimento, e alla sua luce «camminano le genti, i re allo splendore del suo sorgere» (Isaia 60, I lettura). «I re di Tarsis e delle isole portano tributi, i re di Saba e di Seba offrono doni» (Salmo 71, Responsorio): così i Magi si mettono in moto quando «vedono spuntare la sua stella in oriente» e «offrono in dono oro, incenso e mirra», segni rispettivamente della regalità, della divinità e della Passione e Morte del Cristo.

I Magi di oriente sono la primizia dei popoli che, da un confine all’altro della terra, sono chiamati a essere di Cristo e a riconoscerlo come re: non si tratta degli ultimi della terra, in questo caso; davanti alla culla di Gesù, a vedere la luce, ci sono, insieme ai pastori, anche i Magi. Sono sapienti, ma la sapienza umana non impedisce loro di aprirsi alla verità di Dio. Essi sono per noi di grande insegnamento: tutte le volte che la nostra fede subisce gli attacchi di un razionalismo cieco e privo di orizzonti, ricordiamoci di questi saggi che, nelle vicende del mondo, hanno saputo riconoscere la presenza di Dio. Il fenomeno che hanno visto in cielo, che la scienza astronomica moderna ha ricercato e in vario modo individuato, è stato per loro il segno dell’inchinarsi della creazione al suo re e Signore; non esiste dunque una contrapposizione tra scienza e fede, ma un legame profondo che dà dignità e valore all’intelligenza umana, impronta della Sapienza infinita del Signore della vita.

 

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2 gennaio 2023, annabellanecchi