LECTIO-4-DOMENICA-DI-QUARESIMA

PRIMA LETTURA       1 Samuele 16, 1b.4a. 6-7.10-13a

Ricordiamo il contesto che precede l’episodio narrato oggi. Il Signore si è pentito di aver fatto regnare Saul su Israele a motivo della sua disobbedienza. D’ora in poi Saul continua a regnare, ma Israele, dal punto di vista di Dio, è senza re.

Allora, nel brano di oggi, si racconta che  il Signore consegna una missione a Samuele: trovare il successore di Saul a Betlemme tra i figli di Iesse.

Dio rivela a Samuele lo scopo della missione ma non il nome del prescelto. Samuele dovrà scoprirlo restando in dialogo con la voce di Dio che gli dirà chi ungere. Così si scoprirà che Dio sceglie in modo diverso da come fanno gli uomini. Come dirà Paolo, Dio sceglie << ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti >> e << ciò che nel mondo è debole per confondere i forti >> (1Cor. 1, 26-27).

Al credente servono, dunque, occhi purificati, capaci di vedere le cose come le vede Dio, dando valore  a ciò che per il mondo non ne ha.

 

SALMO RESPONSORIALE  Dal salmo 22

Dal salmo 22 si evidenziano due immagini simboliche:

  1. l’immagine pastorale;
  2. l’immagine dell’ospitalità.

Il Signore è presentato come un pastore che guida con forza il suo gregge verso pascoli abbondanti e in luoghi sicuri. È un Dio che si prende cura delle sue pecore, vicino al suo gregge, anche nei momenti più difficili.

Il Signore è, anche, colui che accoglie l’orante alla propria mensa, nella sua casa e instaura con lui una relazione di intima comunione.

Le due immagini evocano insieme un orizzonte di comunione e di intimità che genera fiducia nella provvidenza di Dio.

 

SECONDA LETTURA       Ef. 5, 8-14

Il brano odierno è contenuto nella seconda parte delle lettera agli Efesini. Paolo evidenzia il contrasto tenebra – luce per parlare della nuova natura che il cristiano acquista con il Battesimo.

Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo è paragonabile al passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.

Il sonno e la morte indicano lo stato prima del Battesimo, mentre l’illuminazione di Cristo indica l’inserimento in lui.

Poiché Dio è luce, poiché Cristo è luce, i cristiani sono luce in quanto partecipano alla vita divina, sono resi figli dal Figlio. Ma essere luce non basta: occorre rivelare ciò che siamo agli altri. Dobbiamo offrire al prossimo bontà, giustizia e verità.

La grazia di Dio è al tempo stesso dono e incarico (missione). Ma se ci sono cose che dobbiamo fare ci sono, anche, cose che dobbiamo evitare: le opere che non portano frutto, le scelte che ci allontano dal Signore, gli atti non conformi alla volontà di Dio.

 

VANGELO    Gv. 9, 1 – 41

Il testo di questa Domenica è uno dei pezzi forti della preparazione dei catecumeni per la sua valenza cristologica e il riferimento all’illuminazione (Battesimo).

Vediamo le diverse scene che vengono proposte dal brano:

 

  1. Ambientazione e miracolo (vv. 1 – 7)

L’incontro con il cieco nato offre ai discepoli l’opportunità di domandare a Gesù di chi fosse la colpa di tale malattia. A quel tempo si consideravano le malattie come una conseguenza di un peccato personale. Gesù per contraddire questa opinione opera il miracolo e, per di più, lo fa in giorno di sabato contravvenendo alla rigorosa legge del riposo. A Gesù interessa, più che il miracolo in sé, la presa di posizione nei suoi confronti. Questo è il centro del brano: pro o contro Cristo?

 

  1. Interesse superficiale: il miracolato e i curiosi (vv. 8 – 12)

Incontriamo la categoria dei superficiali: coloro che vogliono stabilire l’identità del mendicante di ieri e quella del guarito di oggi. Sono persone che si fermano davanti al fatto senza cercare la profonda radice della realtà. Non sono interessate, per esempio, a chiedersi chi sia Gesù e come possa un uomo compiere tali prodigi.

 

  1. Problematicismo: i farisei e il miracolato (vv. 13 – 17)

Appare la categoria dei farisei: coloro che non arrivano a una conclusione univoca perché condizionati dai pregiudizi. Non riescono a capacitarsi dell’impossibile binomio miracolo – trasgressione del sabato.

Il gruppo si spacca in due: pro e contro Gesù.

Il gruppo, spaccato, interpella il guarito che riconosce in Gesù un profeta. Il guarito sta già camminando verso la luce.

 

  1. Vigliaccheria: i farisei e i genitori del miracolato (vv. 18 – 23)

I farisei, anziché lasciarsi convincere dagli avvenimenti, preferiscono lasciarsi convincere dalle loro convinzioni. Tentano la via che arriva a negare i fatti. Questo è un atteggiamento di vigliaccheria, di chi chiude gli occhi per timore di vedere.

Non meno vigliacchi sono i genitori del cieco nato che entrano in scena. A loro vengono fatte tre domande: rispondono alla prime due riconoscendo il figlio e la sua cecità ma evadono la terza domanda su come mai il figlio abbia acquistato la vista. Eludono la domanda per non essere espulsi dalla sinagoga e quindi privati dei diritti religiosi e civili. I genitori sono evasivi per non avere problemi.

 

  1. L’ora della verità: i farisei e il miracolato (vv. 24 – 34)

Entra in scena un’altra categoria di persone: coloro che intendono cambiare la verità in un surrogato, per sentirsi esentati dall’interrogarsi nel profondo, dal credere e dal testimoniare.

Sono ancora i farisei ma in versione peggiorata. Pretendono dal miracolato una chiara confessione sulla colpevolezza di Gesù. Il gruppo che prima si era spaccato ora si è ricompattato. Missione: screditare Gesù attribuendogli la condizione di peccatore.

Il miracolato conserva la distanza dagli altri, rifiuta possibili compromessi, si affida al buon senso e alla logica dei fatti. Utilizza perfino l’ironia chiedendo ai farisei se volessero diventare discepoli di Gesù.

Il cammino del miracolato fa un passo ulteriore verso la luce.

 

  1. La diversità ricompensata: Gesù e il miracolato (vv. 35 – 41)

Il miracolato viene lasciato solo dalla comunità. Gesù lo trova (meglio il significato incontra) per fargli un dono più grande della vista: il dono della fede.

Gesù comunica al miracolato di essere il Figlio dell’uomo e il miracolato fa la sua professione di fede: << Credo Signore >> e si mette in adorazione (prostrazione).

Colui che un tempo era cieco insegna che per raggiungere la vera luce, quella degli occhi e quella del cuore, bisogna saper essere diversi, di una diversità che è fedeltà a Cristo. Solo così sarà possibile incontrarlo, riconoscerlo, essere suoi discepoli e camminare nella luce.    

 

COMMENTO GENERALE

La liturgia di oggi ci ricorda che la nostra vita di credenti si deve svolgere mettendo in campo il discernimento e il senso critico. Dobbiamo educarci ed allenarci ad andare oltre le apparenze e le illusioni. Dobbiamo assumerci la responsabilità di compiere delle scelte evangeliche senza avere dei precetti rigidi. Dobbiamo sviluppare l’intelligenza per distinguere la verità dalla propaganda e il vero bene dal falso bene.

Ma questi problemi, ricordiamolo, sono antichi quanto l’uomo stesso il quale è propenso all’apparenza piuttosto che al cuore delle cose, dei fatti e delle persone.

Dove l’uomo vede i limiti Dio vede possibilità. Succede così con il giovane Davide, talmente giovane da non essere nemmeno considerato un possibile re per Israele; succede anche per il cieco nato, nel quale, mentre i discepoli vedono solo peccato, Gesù vede occasione di grazia.

Guardare nel cuore degli ultimi non significa dire, in maniera semplicistica, che sotto sotto, alla fine, tutti sono perfetti e che va bene tutto… questo è chiudere gli occhi, rinunciare alla responsabilità della solidarietà e della compassione. Guardiamo, invece, agli ultimi come li guarda Dio: anche in quella persona il Signore ha in mente meraviglie di grazia…. magari stanno già accadendo e noi non ce ne siamo accorti.

Non dobbiamo temere di accettare che la realtà, a volte, è complessa e sfugge alla nostra comprensione. Essere consapevoli che, comunque, il Signore non ci lascia senza punti di riferimento. Oltre alla sua Parola il Signore “tocca” la nostra vita. Il cieco nato ne è un esempio; contro i ragionamenti dogmatici dei farisei, egli presenta un fatto incontestabile: << una cosa so: ero cieco ed ora ci vedo >>. Il cieco riconosce e accetta la sua ignoranza su tutto il resto, ma su questo no: qualcuno di nome Gesù ha toccato la sua carne, ha salvato la sua vita, e poco importa che sia successo nel giorno in cui anche il lavoro di guaritore è proibito.

La nostra fede può illuminare la vita in due modi. Da un lato accettare che la sofferenza e il dolore hanno un senso nella prospettiva della grazia: da ciò nascerà qualcosa di grande. Dall’altro lato la certezza che, quando questo accade, Dio si è fatto presente, nonostante tutto il resto.

 

Padre Paolo

19 marzo 2020, vincenzo-lioi