II Domenica di Quaresima (Anno C) 13 marzo 2022 – Cercare il vero volto di Dio

Cercare il vero volto di Dio

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria.

Luca 9,28-31 

La II domenica di Quaresima ci colloca con Gesù “sul monte”: in disparte come già “nel deserto”, accompagnati dalla Chiesa apostolica (Pietro, Giacomo e Giovanni) e dalle Scritture (Mosè ed Elia), siamo chiamati a stare in intimità con il Figlio e a contemplare in Lui il volto di Dio. La Trasfigurazione è anticipo della gloria di Cristo: è concreta espressione della grande benedizione che in Gesù, l’Amato, è elargita a ogni essere umano, la stessa pronunciata su Abramo al principio della storia del popolo eletto (prima lettura). La promessa di vita senza fine che Dio rivolge ai suoi figli passa per il suo volto: Egli ci guarda e ci vede buoni, fin dalle origini, e il nostro peccato non può scalfire il suo sguardo di amore a noi rivolto dal principio della creazione. Ogni vita umana è sacra fin dai suoi albori, creata a immagine e somiglianza di Dio, chiamata a partecipare della stessa gloria del Figlio. È quanto “con le lacrime agli occhi”, mentre invita a comportarsi in modo degno della fede in Gesù e non da pagani, san Paolo ripete ai Filippesi (seconda lettura): «La nostra cittadinanza è nei Cieli», il Salvatore «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che Egli ha di sottomettere a sé tutte le cose». Dio è il Signore della storia; Lui, che ha tratto vita dal grembo di Sara e ha dato a lei e ad Abramo una discendenza innumerevole come le stelle, che ha resuscitato il Figlio dalla morte, è luce e salvezza: così professa il salmista, mentre invita a cercare il volto di Dio.

I tre apostoli vivono un’esperienza mistica: in un momento di particolare predilezione da parte del Maestro, immersi nel suo legame di amore con il Padre (il volto di Gesù cambia di aspetto davanti a loro “mentre prega”), vedono la sua gloria e comprendono in modo inequivocabile che Egli è Dio. Ci sono nelle nostre vite momenti come questo, nei quali, confortati dalla Parola, dai sacramenti, dall’amicizia tra noi e dall’amore che ci unisce, espressione autentica della nostra appartenenza a Dio, sperimentiamo con ogni certezza, insieme ai nostri amici, fratelli, familiari, che siamo fatti per il cielo e che la quotidianità talora buia della vita terrena non distrugge la bellezza e la gioia che ci attendono.

SCENDERE DAL MONTE Si tratta di momenti puntuali, brevi forse ma folgoranti, non esenti da tentazioni: la distrazione, simboleggiata dal sonno che colpisce Pietro, Giacomo e Giovanni, che appesantisce gli occhi e ritarda la penetrazione del Mistero, cui solo per grazia e non per merito partecipiamo; l’impulso a trascurare ciò che sulla terra costituisce la nostra vita, dono inestimabile di Dio e spazio in cui Lui ci ha messi per costruire il suo Regno. Fare tre capanne, per Mosè, Elia e Gesù, sull’onda dell’entusiasmo ed escludendo il resto, confinerebbe la salvezza che Cristo porta in un luogo inaccessibile, in uno spazio dorato distante dalle persone. Egli, invece, si è fatto uomo e, tranne il peccato, tutto ha condiviso degli uomini: lo stesso siamo chiamati a fare noi, scendendo dal monte, rimanendo dove già operiamo e viviamo, forti di un’esperienza e di una relazione personale con Lui che, al momento opportuno, ci farà testimoniare a tutti che Egli è l’unico Salvatore.

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11 marzo 2022, annabellanecchi